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Comunicato stampa di Laurie Marker a Marsiglia

Conferenza stampa di Laurie Marker durante il Congresso Mondiale dell’ Unione Internazionale per la Natura (IUCN)

di Betty

Il mondo, oggi, è in conflitto con la natura. Abbiamo dimenticato che noi siamo parte della natura, animali noi stessi, mentre guardiamo invece con una lente che ci pone come NOI contro di LORO.

Dobbiamo trovare nuovi modi per vivere accanto alla natura, proteggendo la biodiversità e l’habitat, pur assicurando la sicurezza economica e la crescita.

Parliamo di minacce alla fauna selvatica: la perdita di habitat,il cambiamento climatico, il commercio illegale. Ma che cosa c’è al centro di queste minacce? Il fatto che siamo in costante conflitto con la natura e con la fauna selvatica. Infatti, il conflitto tra Umani e fauna selvatica può essere considerato un surrogato di tutti i nostri problemi più importanti, quali quelli sociali, economici e politici. 

Oggi sentiamo parlare di elefanti che distruggono i raccolti, di predatori che aggrediscono il bestiame, ma la questione è molto più ampia. Se vogliamo “Ribaltare il Rosso”* come si propone qui al Congresso, dobbiamo ripensare il nostro rapporto con la natura.

Tuttavia non vogliamo esaminare il problema su larga scala. Il conflitto Umani/Fauna selvatica è spesso un problema locale, di gente comune. E noi abbiamo già soluzioni per situazioni particolari di conflitto. Per più di 40 anni ho collaborato con i farmer sul campo per insegnare loro le nostre strategie di mitigazione dei conflitti ed aiutarli ad attuarle. Forniamo ai nostri allevatori/agricoltori i Cani da Guardia del bestiame, insegnano loro le pratiche migliori per la gestione del bestiame e delle terre, per ottimizzare il valore economico evitando il degrado del territorio, forniamo loro supporto in veterinaria per fare sì che il loro loro bestiame sia sano e meno vulnerabile nei riguardi dei predatori. Queste prassi sono di aiuto nella risoluzione dei conflitti, ma necessitano di fondi , di tempo, di sforzi da parte del farmer.

Guardando su scala maggiore, capiremo che dovremo agire in maniera più brillante.

Primaditutto dobbiamo prevenire i conflitti. Dobbiamo diversificare le attività di sostentamento cosicché si riduca la dipendenza da raccolti o bestiame specifici, minimizzando il terreno necessario per coltivazioni e pascoli. Possiamo puntare su coltivazioni che richiedono meno acqua e meno terreni per crescere, e ridurre il numero di capi di bestiame, per spostarci su una dieta più vegetale. Ciò può avvenire grazie a vantaggiose politiche di governo, alla guida delle società e la domanda dei consumatori.

La diversificazione con l’aumento della sicurezza economica per le comunità locali permetterà una maggiore tolleranza nei riguardi delle situazioni di conflitto, quando queste si presentano. Dopotutto, i conflitti con le specie selvatiche sono inevitabili, naturali, e sono sempre esistite. L’aspettativa di conflitti zero non è realistica se vogliamo condividere il Pianeta con altre specie. Colmando i divari, anche gli agricoltori diventeranno conservazionisti, ma dobbiamo aiutarli perché diventino più resilienti ai conflitti.

Anche la pianificazione del territorio aiuta a ridurre i conflitti. Quando tagliamo una foresta per piantare soia, non solo perdiamo delle specie, bensì frammentiamo l’habitat delle specie che restano.Questa frammentazione porta automaticamente a nuovi e più acuti conflitti con la fauna selvatica.

Ecco perché abbiamo bisogno di un piano territoriale su larga scala per ridurre i conflitti. 

Secondariamente, nei casi in cui il conflitto è previsto, possiamo comprendere i costi della mitigazione dei conflitti accorpandoli al costo dei prodotti finali. Lavorando con il mondo delle aziende in tutta la catena di forniture, e incoraggiando un consumo responsabile, possiamo promuovere la produzione wildlife friendly e informare i consumatori con il sigillo Wildlife Friendly applicando ad ogni marchio i requisiti che il governo richiede per evidenziare l’impatto sulla biodiversità sulle confezioni vendute.

Per fare tutto ciò, abbiamo bisogno di un approccio governativo.. 

Come possiamo agevolare il cambiamento trasversale di tutti i settori, se l’onere della risoluzione del problema ricade solo sui ministri dell’Ambiente, che molto spesso non hanno il potere di interrompere le azioni di governo che causano il conflitto uomo/fauna selvatica, sia per l’uso inadeguato della pianificazione del territorio che per sovvenzioni dannose?

Abbiamo anche bisogno di una approccio da parte di tutta la società, che comprenda tutti gli attori, i consumatori, le aziende, gli educatori e i conservazionisti.

Il problema del conflitto Umani/ fauna selvatica è reale, e i programmi sono così importanti, ma non sono una soluzione puntuale. Solo quando capiremo veramente che quando c’è un problema tra un ghepardo e un agricoltore in Namibia, tu che fai affari a New York o insegni a Marsiglia sei coinvolto altrettanto, solo allora faremo il vero cambiamento.

Dr LAurie Marker, Marsiglia 7 settembre 2021, Congresso UICN