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Ecco il video di Angelina in Namibia!

Da anni Angelina Jolie torna in Namibia, e non è una trovata pubblicitaria, visto che sua figlia è nata proprio in Namibia, a Swapokmund, nel 2006.
E visto che ha voluto celebrare il 150.esimo anniversario di Harper’s Bazaar con questo servizio, crediamo faccia due cose: ricordi a tutti noi che gli animali sono parte del nostro Pianeta, e come tali dobbiamo proteggerli, e inoltre ….che la moda deve smettere di utilizzare pellami e pellicce di animali esotici e non. Prova ne è la sua dichiarazione.
Grazie Angelina Jolie!

Eccovi il video:


Amiamo Angelina!

Ecco le parole di Angelina Jolie che ha posato in Namibia nel Centro di N’an ku’sê, dove da anni si occupa del recupero di animali selvatici:

“These cheetahs are not pets, nor should any wild animal ever be kept as one. They inspire us to help preserve these unique, majestic creatures in the wild, as just one of many steps to preserve the environment for future generations.”

Thank you to #AngelinaJolie, N/a’an ku sê, and Harper’s Bazaar for your editorial cover story about Namibia and conservation, especially the parts that mention cheetahs. The cheetah needs our help and Angelina Jolie’s letter from Namibia will go a long way to raise awareness about the plight of the wild cheetah and illegal wildlife trafficking. It will also help to raise the consciousness of the fashion industry in relation to wildlife products and the environment. This photo shoot and others like it are bringing conservation to a wider audience and we are very grateful for that.

http://www.harpersbazaar.com/culture/features/a12773191/angelina-jolie-letter-from-namibia/


COME ADEGUARE AMBIENTE E SVILUPPO ALLA GESTIONE SOSTENIBILE DEL TERRITORIO –

Di Dr. Laurie Marker –
Fondatrice e Direttore Esecutivo del Cheetah Conservation Fund
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Le aree coltivabili pro capite stanno riducendosi in tutto il mondo. In Namibia, questo è un grosso problema. I territori aperti che per molti decenni sono stati utilizzati come terreni da pascolo, vengono invasi da una pianta autoctona che possiede fitte e robuste spine. Tale processo è conosciuto come bush encroachment (invasione della boscaglia). Se lasciata a se stessa, questa pianta (Senegalia sp) cresce in modo talmente aggressivo, da prosciugare la falda freatica impedendo cosi’ alle altre piante di crescere, e degradando il terreno fino a renderlo incapace di generare la vita. Quando cio’ accade, o quando proliferano le distese di sabbia e di ghiaia a causa della mancanza di erba, come nelle zone della linea costiera della Namibia, queste fasce di terreno deteriorato si fondono lentamente nel tempo, formando una sorta di deserto. Questo processo si chiama desertificazione.
Il clima imprevedibile della Namibia, unitamente al cambiamento climatico, si combinano al problema delle aree coltivabili. Se la pioggia arriva, si tratta di nubifragi. Le giornate di pioggia solitamente sono seguite da lunghi periodi di siccità. In linea di massima, sperimentiamo di solito piu’ periodi di giornate calde rispetto a quelle piu’ fresche. Entro il 2050, la popolazione dell’Africa subsahariana sarà raddoppiata. Piu’ persone, piu’ bestiame, sovrasfruttamento dei pascoli, meno terreni coltivabili aumenteranno la competizione tra umani e animali, con punte di conflittualità molto alte.
Possedendo un’economia agricola basata sugli allevamenti, e una popolazione umana che potrebbe raddoppiare nei prossimi 34 anni, la Namibia e gli altri paesi dell’Africa australe hanno bisogno di trovare delle soluzioni. Per affrontare il problema, nel 1994 le Nazioni Unite hanno istituito la Convenzione per combattere la Desertificazione, che integra nell’ambiente pratiche di gestione agricola sostenibili. Si occupa prevalentemente dei territori secchi – aridi, semiaridi, e aridi subumidi, dove si trovano le popolazioni umane ed animali piu’ vulnerabili. L’obbiettivo è quello di rinnovare e mantenere la produttività dei terreni e dei suoli, mitigando l’impatto della siccità.
Nel Cheetah Conservation Fund (CCF), sviluppiamo strategie e attuiamo azioni conservative per sostenere gli obbiettivi della Convenzione. In Namibia si prevedono migrazioni degli animali verso oriente, a causa dei cicli di siccità e dei problemi legati ai territori agricoli. Mentre la distribuzione, l’abbondanza e l’organizzazione spaziale della maggior parte degli animali selvatici autoctoni sono colpiti negativamente dall’invasione dei rovi e dalla desertificazione, in Namibia cio’ colpisce in particolar modo i ghepardi.
Già fragili per sé, le popolazioni di ghepardi in Namibia vivono perlopiu’ su territori agricoli aperti, e cacciano di giorno. Gli allevatori vedono ghepardi vicini al bestiame molto piu’ spesso rispetto agli altri predatori, cosicchè sono i ghepardi che vengono accusati maggiormente delle perdite di bestiame. Cio’ significa che sono i ghepardi ad essere uccisi piu’ spesso, nel tentativo maldestro di rappresaglia per le perdite subite, oppure vengono catturati o uccisi piu’ spesso di altri animali che forse erano i veri responsabili. Anche i rovi invasivi rappresentano un rischio fisico, poiché i rami spinosi feriscono i ghepardi durante la caccia ad alta velocità. Abbiamo constatato molte ferite disabilitanti, compresi molti ghepardi accecati, per le spine che hanno ferito la cornea.
Per alleviare l’impatto dell’invasione del bush, prevenire la desertificazione e restaurare l’equilibrio dell’ecosistema del ghepardo, il CCF opera su tre aree cruciali: la formazione dei farmer, lo sviluppo della sussistenza ed il ripristino dell’habitat.
Poichè l’agricoltura subisce fortemente l’influsso del tempo e del clima, dei cambiamenti significativi andrebbero a colpire una larga parte della popolazione. Il 70% dei Namibiani vivono di agricoltura di sussistenza sui cosiddetti territori comunali/comunitari ( dati in comodato dal governo) , con un 10% che invece fa agricoltura commerciale. Quindi, si tratta di 4 Namibiani su 5. Ma la stragrande maggioranza di queste persone non hanno mai ricevuto alcun tipo di formazione o istruzione. Per colmare questa lacuna, il CCF offre un corso di una settimana per agricoltori/trici nel Centro di Ricerca sul campo di Otjiwarongo, chiamato Future Farmers of Africa. Oltre agli elementi di zootecnia, valutazione, cura degli animali e alle conoscenze fondamentali veterinarie del bestiame, il corso insegna le pratiche agricole sostenibili per ridurre l’eccessivo sfruttamento dei pascoli, cosi’ come la gestione dei predatori nei territori agricoli, senza ricorrere a strumenti letali.
Per aiutare la popolazione agricola ad ottenere maggiori guadagni alternativi all’agricoltura (che riduce la pressione del bestiame sul paese), il CCF offre diversi tipi di formazione al lavoro. Il CCF possiede la Dancing Goat, una struttura che fa parte della fattoria modello che insegna come produrre artigianalmente il formaggio, il sapone e il fudge (caramelle al latte fondenti). Abbiamo altresi’ lanciato un programma di aiuto allo sviluppo economico del territorio degli Herero, un territorio agricolo comunale adiacente al CCF. Il nostro progetto, denominato The Greater Waterberg Landscape Initiative, offre formazione nell’ambito dell’artigianato, nell’ecoturismo, e nella formazione degli agricoltori simile ai Future Farmers, ma condotta a livello locale. L’ultima aggiunta della GWLI consta di un programma di formazione per paraveterinari. Cosi’ come i paramedici assistono le popolazioni umane, i paraveterinari provvedono al benessere animale fondamentale del bestiame, e talvolta anche degli animali selvatici.
A partire dagli anni ’50, si stima che piu’ di 26 milioni di ettari di territori agricoli, tra commerciali e comunitari, siano stati duramente colpiti in Namibia dall’invasione del bush. La produttività del territorio agricolo in alcune di queste aree interessate è azzerata al 100%. Per invertire la rotta, ripristinando l’habitat, il CCF sta reintroducendo nell’ecosistema specie autoctone che si nutrono abitualmente di Sengalia sp., come rinoceronti e giraffe. Questi non controllano solamente la sua diffusione, bensi’ sono importanti nel mantenere la biodiversità in un ecosistema sano ed equilibrato.
Il CCF combatte altresi’ il problema dell’invasione del bush tramite la produzione di tronchetti combustibili a biomassa ottenuto dalla raccolta di questa boscaglia spinosa che porta il nome “Bushblok”. Questo tronchetto compresso non contribuisce solo a ridurre la densità del bush, ma crea anche un’alternativa energetica combustibile pulita che scalda le case e serve per la cottura dei cibi delle popolazioni dell’Africa sub-sahariana, che non dispongono, per la maggior parte, di elettricità.

CHEETAH CONSERVATION FUND
Il CCF ripristina i territori invasi, cosicchè le vacche possano pascolare e i ghepardi cacciare in sicurezza, e ampi paesaggi restano intatti, a beneficio dell’intero ecosistema. Il CCF sta sviluppando standard ecologici per far sì che la raccolta di rovi venga accelerata fino a ricreare ampi territori naturali adatti ai ghepardi in tutta la Namibia. La fabbrica del CCF Bushblok di Otjiwarongo fornisce 40 posti di lavoro ben retribuito per i namibiani della zona, con la prospettiva di incremento.
Perchè fare tutto cio’?
Grazie alla collaborazione di tutte le parti in causa, e tenendo in considerazione le necessità delle popolazioni umane che condividono l’ecosistema con il ghepardo, il felino piu’ antico eppure più vulnerabile dell’ Africa ha le migliori possibilità di sopravvivere a lungo.
Se invece ignoreremo il cambiamento climatico ed il suo impatto sull’ambiente, renderemo l’estinzione del fragile ghepardo ancor piu’ inevitabile. Per assicurare la sua esistenza, dobbiamo pianificare la conservazione di ampi territori che includano le necessità elementari di esseri umani e fauna selvatici, per il bene di tutte le creature viventi.
(Traduzione di Betty von Hoenning)
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Intervista con Laurie Marker


Video del National Geographic: I Pastori dell’Anatolia

http://channel.nationalgeographic.com/wild/mission-critical/videos/goat-saviors/


Falcate N.14 – Le ultime novità’ (inglese)

Fai clic per accedere a CheetahStrides14.pdf


Oggi in tv! arca di Noe’ e I cuccioli nati!

http://www.video.mediaset.it/video/l_arca_di_noe/full/puntata-dell-1-ottobre_759534.html