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Il nostro calendario 2016 – a favore del ghepardo!

Saranno pronti a breve – il 4 dicembre è la giornata Internazionale dei ghepardi – i nostri calendari stampati per voi tutti dal nostro Daniele Colzani Art Director, che ci aiuta nella parte grafica del Cheetah Conservation Fund in Italia.

Li troverete da me, e basta che mi mandiate il vostro indirizzo, ve li spedito’ a casa se siete fuori Milano, oppure mi fate sapere in che zona state e ve li faro’ avere.

Tutto il ricavato sarà devoluto ai ghepardi del CCF e ai suoi progetti.

Il costo del calendario è di 8€.

Grazie a nome dei Cheetah Conservation Fund!

Betty von Hoenning

bvonhoe@cheetah.org

 

Our 2016 CCF Calendars are almost ready. With the proceeds of the sale we will help the cheetahs of the CCF. Price of the calendars: 8€

.Thank you!

Copertina

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Il ghepardo asiatico: a rischio assoluto

Il ghepardo asiatico è stato considerato una sottospecie di ghepardo per molto tempo. Nel settembre 2009, Stephen J. O’Brien del Laboratory of Genomic Diversity del National Cancer Institute dichiarò che esso è geneticamente identico al ghepardo africano e che le due popolazioni si separarono circa 5000 anni fa, un lasso di tempo troppo breve per garantire una differenziazione a livello sottospecifico.
Al contrario, i risultati di una ricerca genetica durata cinque anni che ha comportato l’analisi di campioni di DNA prelevati da esemplari in natura, animali ospitati negli zoo e campioni museali provenienti da otto Paesi indicano che i ghepardi africani e asiatici sono geneticamente distinti. I confronti delle sequenze molecolari suggeriscono che essi si separarono tra 32.000 e 67.000 anni fa e che la differenziazione sottospecifica ha avuto il tempo di attuarsi. Le popolazioni presenti in Iran sono considerate gli ultimi rappresentanti rimasti del lignaggio del ghepardo asiatico.

Minacce
La riduzione del numero delle gazzelle, la persecuzione diretta, il cambiamento di utilizzo del terreno, il degrado e la frammentazione dell’habitat, e la desertificazione hanno contribuito al declino del ghepardo. Secondo il Dipartimento dell’Ambiente dell’Iran, il peggioramento della situazione è avvenuto soprattutto tra il 1988 e il 1991. La riduzione del numero delle prede è una conseguenza del sovrapascolo (overgrazing) causato dal bestiame introdotto e della caccia alle antilopi. Le prede si allontanano quando i pastori penetrano con le loro mandrie all’interno delle riserve di caccia.

Anche lo sfruttamento minerario e la costruzione di strade in prossimità delle riserve sono una minaccia per la popolazione. Carbone, rame e ferro sono stati estratti in tre diverse regioni dell’habitat del ghepardo nelle zone centrali e orientali dell’Iran. Si stima che le due regioni in cui vengono estratti carbone (Nayband) e ferro (Bafq) ospitino le popolazioni di ghepardo più numerose al di fuori delle aree protette. Lo sfruttamento minerario in sé non costituisce una minaccia diretta per i ghepardi, ma la costruzione di strade e il traffico che ne risulta hanno reso l’habitat del ghepardo accessibile agli esseri umani, bracconieri compresi. Attraverso le regioni di confine con l’Afghanistan e il Pakistan (provincia del Belucistan) passano i sentieri percorsi da fuorilegge armati e trafficanti d’oppio, attivi nelle regioni centrali e occidentali dell’Iran. Secondo quanto affermò Asadi nel 1997, la fauna di questa regione desertica ha sofferto una caccia incontrollata da parte di gruppi armati che i governi dei tre Paesi non sono riusciti a tenere sotto controllo[19]. Riguardo la situazione attuale della specie nella regione non vi sono dati disponibili.

Attualmente, in Iran vivono tra i 40 e i 70 ghepardi asiatici. Morteza Eslami, a capo della Iranian Cheetah Society (ICS), confessò a Trend News Agency nel novembre 2013 che la sopravvivenza dell’animale è tutt’altro che assicurata. Nel 2012-13, due terzi delle morti dei ghepardi avvennero a causa di incidenti stradali. I tentativi di fermare la costruzione di una strada nel cuore dell’area protetta di Bafq non hanno avuto successo. Nel febbraio 2015, è stato affermato che gli incidenti stradali sono i responsabili del 40% dei decessi.

Conservazione
Il ghepardo asiatico viene oggi considerato gravemente minacciato dalla Lista Rossa degli Animali Minacciati della IUCN. In seguito alla rivoluzione iraniana del 1979, non è stata data molta importanza alla conservazione della natura, ma negli ultimi anni l’Iran ha portato avanti vari programmi per cercare di preservare la popolazione rimanente. Il Dipartimento dell’Ambiente dell’Iran, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) e il Fondo Mondiale per l’Ambiente (GEF) hanno lanciato il Conservation of the Asiatic Cheetah Project (CACP), istituito per preservare e riabilitare le aree ancora popolate da questa specie in Iran. Alcuni sopralluoghi effettuati da Asadi nella seconda metà del 1997 hanno indicato che per far sì che il ghepardo asiatico possa sopravvivere, è necessario riabilitare le popolazioni di altre specie, in particolare le gazzelle, e l’habitat dell’animale.

La Wildlife Conservation Society (WCS) e il Dipartimento dell’Ambiente dell’Iran (DoE) intrapresero un programma di monitoraggio tramite radiocollari nell’autunno del 2006. Questi appositi collari GPS forniscono informazioni sui movimenti del felino. Le sanzioni internazionali hano reso alcune semplici azioni, come procurarsi delle fototrappole, alquanto difficile.

Nel 2006, l’Iran ha dichiarato il 31 agosto Giornata della Conservazione del Ghepardo: in questa data il pubblico viene informato sui programmi di conservazione che riguardano la specie. Nel 2013, venne rilasciata la notizia che l’immagine del ghepardo poteva comparire sulle maglie della nazionale di calcio iraniana durante i mondiali del calcio del 2014. La FIFA approvò il disegno il 1° febbraio 2014. Nel maggio 2015, il Dipartimento dell’Ambiente ha annunciato piani per quintuplicare la multa per chi uccide un ghepardo a 100 milioni di toman (circa 30.000 dollari).

Progetti
Corsi di formazione per pastori: È stato stimato che nell’area protetta di Bafq vivano dieci ghepardi. Secondo la Iranian Cheetah Society (ICS), i pastori generalmente confondono i ghepardi con altri carnivori di simili dimensioni, quali lupi, leopardi, iene striate e perfino caracal e gatti selvatici. Sulla base dei risultati delle ricerche sul conflitto con questi animali, nel 2007 venne sviluppato un apposito corso di formazione per pastori, nel quale veniva spiegato come identificare correttamente il ghepardo e altri carnivori, dal momento che sono soprattutto questi ultimi a provocare vittime tra il bestiame. Questi corsi furono il frutto della cooperazione tra l’UNDP/GEF, il Dipartimento dell’Ambiente dell’Iran, la ICS e le comunità di cinque principali villaggi di questa regione.

Gli Amici dei Ghepardi:

Un altro programma di sviluppo nella regione è stata l’istituzione degli Amici dei Ghepardi, gruppi costituiti da giovani che, dopo un breve corso istruttivo, sono in grado di educare la popolazione e organizzare eventi che hanno come tema principale il ghepardo, divenendo così un esempio di informazione in materia di ghepardi per un certo numero di villaggi. I giovani hanno manifestato un crescente interesse per la questione dei ghepardi e la conservazione di altri animali.

Conservazione ex-situ:

L’India, dove il ghepardo asiatico è ormai estinto, è interessata a clonare il ghepardo per poterlo così reintrodurre nel Paese. In un primo momento l’Iran – il Paese donatore – sembrava ben disposto a partecipare al progetto, ma successivamente si è rifiutato di inviare un maschio e una femmina di ghepardo o di consentire agli esperti di raccogliere campioni di tessuto da un ghepardo ospitato in uno zoo del Paese. Nel 2009, il governo indiano ha preso in esame il progetto di reintrodurre ghepardi provenienti dall’Africa fatti riprodurre in cattività.

Nel 2014, un ghepardo asiatico è stato clonato per la prima volta da alcuni scienziati dell’università di Buenos Aires. L’embrione, tuttavia, non è nato.

Riproduzione in semi-cattività
Nel febbraio 2010, l’Agenzia di stampa Mehr e Payvand Iran News rilasciarono le foto di un ghepardo asiatico in quello che sembrava un grosso recinto di rete metallica all’interno dell’habitat naturale della specie; nell’articolo veniva indicato che le foto erano state scattate in un «Centro di Ricerca e Riproduzione in Semi-cattività» nella provincia di Semnan. L’esemplare ritratto era ricoperto dal manto invernale, costituito da peli più lunghi. Un’altra notizia riportata indicava che il centro ospita circa dieci ghepardi asiatici in un ambiente semi-selvaggio protetto tutto intorno da reti metalliche.

I guardaparco della riserva naturale di Miandasht e del Parco nazionale di Khar Turan hanno allevato alcuni cuccioli orfani. Nel maggio 2014, i funzionari hanno affermato di voler mettere insieme una coppia di esemplari adulti nella speranza che possano dar vita a dei cuccioli, pur riconoscendo che la specie non si riproduce facilmente in cattività.

Nel marzo 2015, una coppia di ghepardi adulti facenti parte di un programma di riproduzione in cattività è stata trasferita nei pressi della Torre Milad a Teheran.

Proposte di reintroduzione
I ghepardi hanno vissuto in India per moltissimo tempo, ma la caccia e altri fattori hanno portato alla loro scomparsa nel Paese negli anni ’40. Recentemente il governo indiano ha preso in esame la proposta di reintrodurre in natura questi animali. In un articolo comparso a pagina 11 su Times of India di venerdì 9 luglio 2009, si parlava del progetto di importare alcuni ghepardi in India, dove sarebbero stati fatti riprodurre in cattività. Il ministro dell’ambiente e delle foreste, Jairam Ramesh, affermò il 7 luglio 2009 alla Rajya Sabha – il consiglio degli stati del Parlamento indiano – che «il ghepardo è l’unico animale dichiarato estinto in India nel corso degli ultimi 100 anni. Dobbiamo portarne alcuni dall’estero e ripopolare la specie». Ad esso rispose Rajiv Pratap Rudy del Bharatiya Janata Party (BJP): «Il progetto di riportare il ghepardo nel Paese, vittima della caccia indiscriminata e di altre cause, quali la difficoltà di far riprodurre la specie in cattività, è piuttosto audace, visti già i problemi che affliggono la conservazione della tigre». Due naturalisti, Divya Bhanusinh e M. K. Ranjit Singh, suggerirono l’idea di importare dei ghepardi sudafricani dalla Namibia. Secondo il piano, essi sarebbero stati fatti riprodurre in cattività in India e poi rilasciati in natura.

Nel settembre 2009, ad un seminario sulla reintroduzione del ghepardo tenutosi in India, Stephen J. O’Brien affermò che i ghepardi africani e quelli asiatici sono geneticamente identici e che si sono separati solamente 5000 anni fa. Nella stessa occasione l’esperta di ghepardi Laurie Marker del Cheetah Conservation Fund (CCF) e altri studiosi consigliarono al governo indiano che era meglio far arrivare dei ghepardi dall’Africa, dove sono molto più numerosi, invece di cercare di ottenere alcuni dei rarissimi esemplari selvatici dall’Iran. Al seminario parteciparono inoltre il ministro indiano dell’ambiente e delle foreste, Jairam Ramesh, capi guardacaccia di Rajasthan, Gujarat,

Asiatic cheetah

Asiatic cheetah

10520908_10152192888666082_4820882867850428998_o 0656_001 0655_001 10333497_10152426778911082_5511578045186153604_o 0657_001 Madhya Pradesh e Chattisgarh, funzionari del ministero dell’ambiente, esperti di ghepardi di tutto il globo, rappresentanti del Wildlife Institute of India (WII) tra cui Yadvendradev Jhala, della IUCN e dell’organizzazione ambientalista NGO. La conferenza venne organizzata dal Wildlife Trust of India (WTI).

Nel maggio 2012, la corte suprema indiana ha sospeso i tentativi di introdurre ghepardi africani nel Paese a seguito della pubblicazione di più recenti studi genetici, secondo i quali ghepardi asiatici e africani si separarono tra 32.000 e 67.000 anni fa.